La vicenda della difficile riconversione del patrimonio immobiliare pubblico e militare abbandonato in Italia

Por Francesco Gastaldi [1] y Federico Camerin [2]

Il tema della riconversione del patrimonio pubblico immobiliare in Italia (tra cui quello militare) fa ormai parte del dibattito politico-amministrativo da molti anni, ma è prevalentemente tematizzato secondo questioni di natura contabile e come possibile mezzo per la riduzione del debito pubblico, spostando in secondo piano altri aspetti legati alla pianificazione, alla gestione urbana, ai processi di valorizzazione culturale e alla promozione del territorio. Il contributo intende ricostruire brevemente tale vicenda, delineandone inerzialità e opportunità caratterizzanti il processo di riuso dei beni, soprattutto le ultimè novità per quelli ex militari.

Le difficoltà di attuazione per la riconversione del patrimonio pubblico immobiliare hanno avuto ripercussioni negative sulle città italiane, sia in termini di vivibilità degli spazi urbani interessati, sia perché ostacola i possibili progetti di riqualificazione che potrebbero innescare processi di sviluppo e rigenerazione. Le caserme e gli edifici pubblici in genere erano sedi di attività che generavano un indotto sull’economia locale, spesso grazie a trasferimenti statali. La loro chiusura (o ricollocazione) ha prodotto effetti negativi anche sul piano occupazionale, perché spesso non sono stati sostituiti da altre attività in grado di fornire redditi.

L’immobilismo che caratterizza questo tema è in forte contrapposizione con la velocità estrema con cui il mondo politico ha cambiato e sovrapposto numerose disposizioni legislative. Le norme sono state emanate senza affrontare il vero nocciolo della questione che dovrebbe stare alla base di ogni programma e strategia politica, ossia la conoscenza e le relazioni con il territorio al quale i cespiti appartengono. I processi di dismissione e di riuso del patrimonio immobiliare pubblico (spesso edifici molto grandi, situati in aree già dotate di infrastrutture e dotati di ampie superfici di spazio aperto) hanno riflessi e impatti rilevanti su molte questioni che riguardano le politiche di governo del territorio degli enti locali.

È prevalente la circostanza per cui i comuni italiani non riescono ad utilizzare gli ex beni pubblici come occasione di rigenerazione e di sviluppo urbano e territoriale e gli impatti derivano, in negativo, dalle occasioni perdute. Il continuo cambiamento di obiettivi e strumenti, introdotto dalle norme statali, hanno reso il tema così complesso che nella maggior parte dei casi le amministrazioni locali non sono state in condizione di tenere sotto controllo gli iter procedurali, generando perciò illusioni e frustrazioni negli attori sociali ed economici e causando uno stato di perenne indeterminazione.

Un cuartel abandonado en Treviso. Foto por Federico Camerin, 2014.
Un cuartel abandonado en Treviso. Foto por Federico Camerin, 2014.

Considerando le esigenze di razionalizzazione dello Stato e della condivisione degli scenari di rifunzionalizzazione del proprio patrimonio immobiliare, a partire dal 2014 il Ministero della Difesa ha istituito una “Task Force con l’Agenzia del Demanio (l’ente pubblico incaricato della gestione efficace ed efficiente del patrimonio pubblico dello Stato italiano) con il compito di velocizzare gli iter di riconversione del patrimonio non più utile alle esigenze militari attraverso la stipula di accordi interistituzionali, denominati “protocolli d’intesa”. Tra 2014 e 2015 sono stati firmati vari protocolli volti alla riqualificazione di molte aree militari abbandonate presenti nelle maggiori città italiane, tra cui Firenze, Milano, Roma e Torino. In questa maniera ogni Comune si impegna, entro un anno dalla stipula del protocollo, a sottoscrivere le attività per la valorizzazione dei beni conformando le nuove destinazioni urbanistiche, in coerenza con gli indirizzi del relativo piano regolatore o promuovendo accordi di programma per la variazione degli strumenti di programmazione e pianificazione urbanistica. La validità dell’accordo potrebbe essere soggetta a variazioni temporali se verrà concordato un nuovo termine fornendo adeguate motivazioni.

Sembra quasi scontato sottolineare che l’appetibilità del patrimonio pubblico immobiliare abbandonato dipenda dalle attività che vi si potranno svolgere. Se alla definizione di queste ultime non si può giungere prima delle procedure di alienazione per l’assenza di un accordo tra lo Stato proprietario ed il comune gestore del territorio, o vi si giunge in tempi tanto lunghi, non vi è dubbio che le possibilità di successo dei processi di riconversione si riducano sensibilmente. Nei vari provvedimenti legislativi che si sono susseguiti negli ultimi anni sono stati sempre inseriti quanti più soggetti possibili, con la conseguenza di aver continuamente ridotto la capacità di riuscire a realizzare processi dinamici.

Con le novità introdotte dagli ultimi provvedimenti legislativi sembrano intravvedersi elementi virtuosi che potrebbero portare ad esiti reali per processi che si trascinano nel tempo da molti anni. In questo contesto appare fondamentale il ruolo affidato all’Agenzia del Demanio che, dopo un periodo di rapporto instabile ed incerto con il Ministero della Difesa, sembra ora affidataria del ruolo e delle competenze per gestire in modo più efficace i procedimenti. Gli esiti degli interventi dovrebbero essere indirizzati verso il riuso, in particolare le dimensioni e l’ubicazione delle caserme dovrebbe consente di mobilitare capitali pubblici e privati, per costruire partnership essenziali in questo momento di crisi economica.

[1] Francesco Gastaldi es profesor asociado en el Dep.to de Progettazione e Pianificazione in Ambienti Complessi, universidad IUAV de Venecia

[2] Federico Camerin es becario de investigación en el Dep.to de Progettazione e Pianificazione in Ambienti Complessi, universidad IUAV de Venecia

Para mayor información:

GASTALDI Francesco, CAMERIN Federico. La rigenerazione urbana e i processi di dismissione del patrimonio immobiliare pubblico e militare in Italia. TRIA. Territorio della Ricerca su Insediamenti Territoriali, núm. 14, 2015, pp. 45-58, [ISSN 1974-6849]. <http://www.tria.unina.it/index.php/tria/article/download/3014/3208>